Nelle notizie spesso si fa riferimento all’ascensore sociale e al suo mancato funzionamento. Ma che cos’è?
Sebbene non al centro del dibattito come anni fa, l’ascensore sociale è uno di quei concetti a cui spesso si fa riferimento. Sfortunatamente, quello italiano, viene trattato solamente di rado con un’accezione positiva. Cerchiamo di capire perché.
Una metafora ancora di moda
L’espressione “ascensore sociale” nasce fra gli anni ’60 e ’70 per indicare quel particolare processo che permette a membri di una determinata fascia sociale, nella nostra fattispecie medio-bassa, di ascendere ad una fascia più alta. In altre parole si fa riferimento alla possibilità di un individuo di migliorare il proprio status sociale durante il corso della propria vita. Una caratteristica fondamentale, se non presupposto necessario, di ogni società che voglia definirsi democratica e meritocratica.
A tal fine i fattori che possono aiutare l’ascensore a muoversi più velocemente sono diversi. Prima di tutto la qualità dell’istruzione e la capacità per chiunque, a prescindere da presupposti economici sfavorevoli, di potervi accedere. Ma anche il luogo di nascita, la propria condizione familiare di partenza, così come alcuni fattori sociali e le modalità attraverso i quali essi si relazionano agli individui.
La situazione in Italia
A tal fine i fattori che possono aiutare l’ascensore a muoversi più velocemente sono diversi. Prima di tutto la qualità dell’istruzione e la capacità per chiunque, a prescindere da presupposti economici sfavorevoli, di potervi accedere. Ma anche il luogo di nascita, la propria condizione familiare di partenza, così come alcuni fattori sociali e le modalità attraverso i quali essi si relazionano agli individui.
Sono diversi i motivi che hanno provocato questa situazione. Prima di tutto il persistente clientelismo e le evergreen pratiche di raccomandazione, che permettono, a chi ha possibilità di accedere ad una rete di contatti e conoscenze più ampia, di ottenere una qualità e una quantità di occasioni maggiori.